Fine dell’austerity. Lo ha annunciato il cancelliere dello scacchiere britannico, Philip Hammond, nell’illustrare oggi alla Camera dei Comuni l’ultima manovra finanziaria prima della formalizzazione della Brexit di fine marzo a nome del governo conservatore di Theresa May. Hammond ha difeso i fondamentali dell’economia del Regno con la disoccupazione ai minimi. Il cancelliere ha parlato di miracolo britannico dell’occupazione. Inoltre con la crescita che continua, si è detto convinto che un accordo sulla brexit sarà trovato e ha giustificato “la dura politica di bilancio” degli ultimi 8 anni come “non ideologica”, ma giustificata dalle necessità imposte dalla “recessione ereditata” dai governi laburisti. Anche le stime di crescita fanno ben sperare. Questi i numeri. Nel 2019, anno della Brexit, secondo quanto indicato il cancelliere dello Scacchiere (ministro delle Finanze), Philip Hammond, il Pil del Paese salirà dell’1,6% e non dell’1,3% della precedente stima. Parlando alla Camera dei comuni, Hammond ha citato le cifre fornite dall’Office for Budget Responsability (Obr), l’organismo pubblico incaricato delle previsioni ufficiali. Un ottimismo anche per i prossimi anni con previsioni di un +1,4 nel 2020 e 2021, dell’1,5 nel 2022, dell’1,6 nel 2023. Anche sul fronte lavoro il segno è positivo con un +800.000 posti di lavoro entro il 2023, mentre Hammond rivendica un calo del deficit dal 10% sotto l’ultimo governo laburista all’1,4 indicato per il 2019: “il più basso da 20 anni”, dice il cancelliere. Donato Bendicenti di questo ha parlato con Donald Sassoon storico e politologo e Stefano Donati operatore finanziario City