Il decretone

“Oggi è una giornata importante e a vincere sono, come sempre, i cittadini. Un risultato che ripaga anni di battaglie portate avanti dal M5s”. Così il vicepremier Luigi Di Maio dopo il vertice il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi su pensioni e reddito di cittadinanza. Il consiglio dei ministri presenta il decretone con tutte le misure. Palazzo Chigi annuncia che le risorse ci sono per quota 100 e reddito di cittadinanza. Berlusconi oggi è andato in Sardegna in vista delle elezioni e da lì ha annunciato la sua candidatura alle europee. Sul fronte brexit dopo la bocciatura dell’accordo la premier britannica May deve presentare un “piano B” sul quale i deputati voteranno solo il 29 gennaio. Theresa May cerca di convincere all’accordo le altre forze politiche che le hanno più volte contestato la mancanza di un dialogo. “Non sarà un compito facile ma i deputati sanno che hanno il dovere di agire nell’interesse nazionale, di arrivare ad un compromesso”, ha dichiarato davanti a Downing Street.

Intanto il leader dei laburisti, Jeremy Corbyn, ha scritto una lettera a tutti i suoi deputati, chiedendo loro di non partecipare a colloqui con la premier

Theresa May fino a quando lei non avrà escluso la possibilità di un no deal, cioè l’uscita caotica dall’Ue senza accordo su divorzio e futuro. L’inquilina di Downing Street sta incontrando rappresentanti di maggioranza e opposizione, dopo che il Parlamento martedì ha sonoramente bocciato l’accordo che aveva raggiunto con l’Ue sulla Brexit. Donato Bendicenti ne ha parlato con Ettore Licheri Movimento 5 Stelle, Massimo Ungaro Partito Democratico e Fabio Martini La Stampa

Mozione di sfiducia

Grande incertezza sul fronte brexit dopo la disfatta della May con la bocciatura del suo accordo. Da Bruxelles, il capo negoziatore Ue, Michel Barnier, avverte che mai il rischio di un no deal è stato così forte. May, già alla guida di un governo di minoranza (risicata) con il sostegno degli Unionisti irlandesi, è in bilico dopo l’iniziativa del leader laburista, Jeremy Corbyn, che ha formalizzato oggi la mozione di sfiducia annunciata ieri: se approvata significherebbe la fine della carriera politica della premier. Nell’ultimo scontro frontale in Parlamento, Corbyn ha sottolineato che “qualunque primo ministro si sarebbe dimesso” dopo la disfatta di ieri ai Comuni, che hanno bocciato il suo accordo con Bruxelles con ben 230 voti di differenza. Ma davanti alla possibilità di vedere Corbyn a Downing Street, la sua maggioranza dovrebbe ricompattarsi questa sera, e tenere a galla la premier. La May rispondendo a Corbyn, ha avvertito che le elezioni sarebbero la soluzione peggiore. “Il popolo britannico – ha ricordato – vuole che i parlamentari vadano avanti con la Brexit. Un’elezione impedirebbe questo. Significherebbe che l’articolo 50 dovrebbe essere prorogato e questo creerebbe incertezza. Il voto alimenterebbe divisioni profondi”. L’Ue continua a ostentare compattezza nel ribadire che il divorzio non è più negoziabile, ma allo stesso tempo continua a considerare un rinvio della scadenza del 29 marzo, perché’ nessuno vuole un addio di Londra senza accordo. Intanto il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, intervenendo nella plenaria dell’Europarlamento, a Strasburgo sottolinea: “Dimenticare la storia è un lusso che non possiamo permetterci dato che abbiamo di fronte un autoritarismo che vive di nostalgia inventata”. Continua il viaggio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte in Africa e dal Ciad lancia il monito: “Servono più risorse per l’Africa. Se l’Europa continuerà con questa miopia, continuerà a farsi del male. Mentre il ministro dell’Interno Matteo Salvini è in Sardegna e tranquilla che i soldi ci sono per le misure della manovra. Donato Bendicenti ne ha parlato con Patrizia Toia Partito democratico, Massimiliano Salini Forza Italia, Mara Bizzotto Lega e Sergio Cofferati LeU

L’autocritica di Juncker

L’euro fa vent’anni e al durante la cerimonia il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker ammette: “Le politica di austerità dell’Eurozona sono state a volte avventate. Questa è una cosa che mi riguarda personalmente perché sono stato presidente

dell’Eurogruppo nel momento più grave della crisi economica e finanziaria. “Mi rincresce – continua il presidente della Commissione – che abbiamo dato troppa importanza all’influenza del Fondo Monetario Internazionale. Mi è sempre dispiaciuta la mancanza di solidarietà che è apparsa al momento di quella che è chiamata la crisi greca. Non siamo stati abbastanza solidali e abbiamo insultato e coperto di invettive

la Grecia”. Parole a cui non mancano le reazioni, come quella del vicepremier e ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio: “Le lacrime di coccodrillo non mi commuovono. Juncker e tutti i suoi accoliti hanno devastato la vita di migliaia di famiglie con tagli folli mentre buttavano 1 miliardo di euro l’anno in sprechi come il doppio Parlamento di Strasburgo. Sono errori che si pagano”.

Da Strasburgo interviene il presidente della Bce Mario Draghi, intervenendo nella sessione plenaria del Parlamento Europeo “Gli sviluppi recenti dell’economia nell’Eurozona “sono stati più deboli del previsto e le incertezze, in particolare connesse a fattori globali, restano prominenti. Quindi, non c’è spazio per abbassare la guardia; serve ancora un ammontare significativo di stimolo di politica monetaria, per sostenere l’ulteriore rafforzamento delle pressioni e gli sviluppi dell’inflazione nel medio termine”.

Per cui sono necessari stimoli significativi di politica monetaria, spiega Draghi. Intanto il premier Conte è in Niger e chiama in causa L’Europa. “Sulla gestione dei migranti in Europa non c’è stata nessuna svolta”, dice. E aggiunge: “L’Italia vuole un’Europa più forte, responsabile e solidale. l’Europa rischia di franare sotto il peso del problema irrisolto dell’immigrazione. E’ un rischio serissimo”. Oggi è una giornata importante anche per la brexit, infatti questa sera alla Camera dei Comuni si vota sull’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue. Donato Bendicenti ne ha parlato con Laura Ferrara M5S/EFDD e Brando Benifei Partito Democratico

Un giorno di giustizia

L’arresto di Cesare Battisti non è un “punto d’arrivo ma un punto partenza. Sono sicuro che le forze dell’ordine, con i servizi d’intelligence, potranno riassicurare alle galere altre decine di delinquenti, vigliacchi e assassini che sono in giro per il mondo a godersi la vita”. Lo ha detto il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini dopo l’arrivo a Ciampino di Cesare Battisti.

Plaude il ministro della giustizia Alfonso Bonafede: “Oggi diciamo al mondo che nessuno può sottrarsi alla giustizia italiana. Battisti si è macchiato di reati gravissime. Sono passati tanti anni ma le ferite non sono state lenite. Questo è il risultato di una squadra che lavora compatta, non solo del Governo e delle forze dell’ordine ma di tutte le istituzioni italiane. E’ un risultato storico, se le istituzioni sono compatte non ci ferma nessuno”. Inoltre il ministro Salvini in una conferenza stampa a Palazzo Chigi è tornato sul tema dei migranti: “I numeri ci danno assolutamente ragione. Il 2019 è il primo e unico degli ultimi anni in cui fino ad oggi si sono registrate più espulsioni che arrivi di migranti: 53 sbarchi dall’1 gennaio, il 93% in meno dello stesso periodo dell’anno scorso quando furono 840. Intanto sul fronte brexit la premier britannica, Theresa May, ha chiesto ai parlamentari, 24 ore prima del voto definitivo, di “dare una seconda occhiata” all’intesa da lei raggiunta con Bruxelles perché’ “l’Ue non la cambierà”. Nel suo intervento davanti ai Comuni ha ammesso che “non è perfetto ed è un compromesso”. Inoltre, alla vigilia del cruciale voto sull’accordo sulla Brexit da lei negoziato con i leader dell’Unione Europea ha precisato: “Non credo che la data del 29 marzo dovrebbe essere rinviata”. Donato Bendicenti ne ha parlato con Marco Affronte Verdi, Marco Zanni Lega, Raffaele Fitto Fratelli d’Italia e Andrea Bonanni La Repubblica

Contratto e competizione

La Lega sarà in piazza per manifestare a favore del progetto dell’Alta velocità Torino-Lione e il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, apre a una revisione del Tav, ma dicendo di volere “un’Italia del sì. A margine dell’inaugurazione della sede dell’Ugl a Milano, il vicepremier della Lega ha parlato anche della possibilità di fare un referendum sulla

questione: “I referendum sono sempre e comunque possibili. Stiamo introducendo un riforma costituzionale che introduce il referendum propositivo in modo tale che i cittadini italiani possano proporre al Parlamento delle leggi. Quindi figuriamoci se sul Tav non potranno esprimersi”. Inoltre “se i cittadini chiedono un referendum, penso che

sia uno dei capisaldi dei 5 stelle. Nessuno pretende che il progetto non si tocchi, però io voglio un’Italia del sì, che vada avanti e non che torni indietro”. Sulla questione interviene anche il premier Giuseppe Conte: “Non è un problema che scenda in piazza la Lega o il Movimento o i cittadini. Noi, per quando riguarda il governo, abbiamo coinvolto direttamente le comunità locali, abbiamo definito un percorso: dateci il tempo di esaminare il rapporto e dopo comunicheremo le decisioni”. “Non mi stupisce: loro sono sempre stati a favore. Ma c’è un contratto

di governo”. Così il ministro del Lavoro Luigi Di Maio. Intanto sul fronte brexit in attesa che il parlamento voterà sul testo dell’accordo negoziato da Theresa May con Bruxelles si intensifica il pressing diplomatico di Londra su Bruxelles. Oggi il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker ha dichiarato che occorre fare qualsiasi sforzo per impedire che si arrivi a una Brexit senza accordo ma che per tutte le rassicurazioni che si possono dare, questo non equivale a rinegoziare i termini dell’intesa. Donato Bendicenti ne ha parlato con Ferdinando Nelli Feroci presidente IAI e Giovanni Orsina storia contemporanea LUISS Roma

Lo scontro sul decreto

Tensioni tra alcuni sindaci e il ministro dell’Interno Matteo Salvini sul dl sicurezza. Il ministro Matteo Salvini chiude a qualsiasi cambiamento.

L’incontro di lunedi’ prossimo a Palazzo Chigi con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte – afferma il vice premier leghista – sarà solo per un caffè, “che non si nega a nessuno. Ovviamente il decreto funziona, non si tocca e rimane così com’è, applicato e apprezzato dal 99% dei sindaci”. Parole respinte non solo dal presidente dell’Anci, ma anche dai sindaci di Palermo e di Napoli. “Magari prendiamo una camomilla così siamo tutti più calmi e riusciamo a dialogare”, risponde Antonio Decaro. “Il dialogo – sottolinea – aiuta le istituzioni a riconoscersi”.

Meno diplomatica la risposta di Leoluca Orlando, il sindaco di Palermo che contro il provvedimento ha presentato ricorso alla Consulta: “Salvini con una inaudita volgarità non solo disprezza i migranti e gli italiani ma anche le istituzioni. Il suo nervosismo è segno di mancanza di argomenti. Lo lascio urlare e cerco un giudice per far valere l’incostituzionalità di queste norme”. Sulla stessa linea Luigi De Magistris.

Nel sostenere che le nuove norme porteranno più insicurezza nelle città, il primo cittadino di Napoli ed ex magistrato conferma che rispetterà la legge e che la interpreterà “in maniera costituzionalmente orientata”. “Non capisco perché’ Salvini è così nervoso e insofferente nei confronti dei sindaci che dicono di voler applicare la Costituzione. Lo vedo nervoso. Il caffè non gli conviene, si pigliasse una camomilla”, consiglia al titolare del Viminale.

Intanto sul tavolo continua a tenere banco la questione dei migranti sbarcati a Malta. “Il Commissario Avramopulos è disposto ad incontrare il governo italiano per discutere di misure supplementari che possano essere prese per regolare il problema” dei ricollocamenti al livello europeo dei migranti. Lo ha affermato una portavoce della Commissione europea aggiungendo che “la Commissione europea è sollevata dopo che si è trovata una soluzione per Malta” sui casi delle navi SeaWatch, “accordo trovato ieri a seguito degli sforzi di coordinamento avviate dal commissario Avramopoulos”.

Arriveranno in Italia i bambini, con la mamma e il papà : “poco più di dieci” dei migranti sbarcati a Malta dopo aver trascorso 19 giorni in mare, saranno affidati alla Chiesa Valdese, “senza oneri per lo Stato”.

Giuseppe Conte ha ottenuto da Matteo Salvini il via libera all’intesa da lui siglata con l’Unione europea.

Donato Bendicenti ne ha parlato con Gianni Cuperlo Partito Democratico e Michele Sodano MoVimento 5 Stelle

Il no di Salvini

Sono sbarcati i 49 rifugiati e migranti che si trovavano a bordo delle navi Sea Watch 3 e Albrecht Penck. Dal porto, con le camionette della polizia sono subito ripartiti per andare in ospedale dove verranno sottoposti a uno screening sanitario, prima di poter essere trasferiti a Marsa, dove si trova il centro di prima accoglienza. Il primo passo, per poi essere smistati nei paesi europei in base all’accordo raggiunto oggi dagli otto degli Stati membri della Ue, tra cui l’Italia. Sulla questione interviene il ministro dell’Interno Matteo Salvini: “Ribadirà al presidente del Consiglio che aspettiamo i paesi europei. Altri se ne fregano e noi dobbiamo correre. Non è una partita mia è una partita di civiltà , perché fino a quando aiutiamo gli scafisti e le Ong, loro continueranno ad arricchirsi. E’ una questione di principio, in Europa si arriva in aereo e con i documenti”, spiega Salvini che aggiunge: ” Cedere alle pressioni e alle minacce dell’Europa e delle Ong è un segnale di debolezza che

gli italiani non meritano”. Inoltre, sempre il ministro Salvini a margine di un incontro con gli imprenditori italiani a Varsavia, ha dichiarato: “Migranti anche in Italia? Io non autorizzo niente, vediamo se arrivano. Non sono stato consultato. Se ci deve essere una condivisione nel governo ci deve essere prima di prendere le decisioni”. Intanto in Italia si accende il dibattito sulla banca Carige. “Non è possibile stabilire se si materializzerà l’esigenza di realizzare l’intervento di ricapitalizzazione precauzionale, perché la soluzione di mercato sarebbe comunque preferibile. Una nazionalizzazione sarebbe quindi a termine”. Così

il ministro dell’Economia Giovanni Tria rispondendo al question time alla Camera su Carige. Intanto nuova sconfitta parlamentare per il governo britannico in vista del voto sulla Brexit del 15 gennaio: la Camera dei Comuni ha infatti approvato un emendamento che obbliga l’esecutivo a rendere noto nel giro di tre sedute parlamentari quali iniziative intenderà adottare se l’accordo concluso con l’Ue venisse

respinto dai deputati. Il controverso emendamento è stato approvato con 308 voti a favore e 297 contrari; il governo del premier Theresa May era già stato sconfitto nell’approvazione di un altro emendamento che limita i poteri finanziari dell’esecutivo nel caso di una Brexit senza accordo. Donato Bendicenti ne ha parlato con Mario Sechi List e Tobias Piller Frankfurter Allgemeine Zeitung