Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla Tav è perplesso. Lo ha detto oggi in una conferenza stampa convocata sul tema. “Non sono affatto convinto che questo sia un progetto infrastrutturale di cui l’Italia ha bisogno”, ha sottolineato il premier. “Vorrei ricordare a tutti i cittadini che non esiste alcuna mia considerazione prima di assumersi responsabilità di governo favorevole o contraria alla Tav. Ho dichiarato da subito di voler affrontare la questione senza atteggiamento pregiudiziale, essendo guidato da tutela cittadini”. E poi ha rassicurato che, sebbene le posizioni siano diverse, il governo non cadrà . “Il contratto di Governo parla di ridiscussione integrale del progetto. Siamo qui e ci affatichiamo tanto per ragionare di questo”.
Altro tema caldo della giornata: l’economia italiana. Calerà la povertà assoluta. Lo dice il ministro dell’ Economia Giovanni Tria “le nuove politiche porteranno ad un apprezzabile aumento del reddito disponibile aggiustato pro-capite e a una riduzione della disuguaglianza dei redditi”. “Andare oltre il Pil è necessario, perché’ strumenti consolidati di cui disponiamo si sono rivelati fallaci o nel migliore dei casi insufficienti. Non tutto ciò che rientra in questo calcolo – ha aggiunto – porta benessere e non tutto ciò che ne è escluso, negli ambiti più disparati, è privo di valore per il benessere individuale e collettivo; spesso è vero il contrario”. Quindi per il ministro non basta calcolare il numero di lavoratori, ma “la qualità del lavoro e dell’impiego del tempo”. Per questo motivo, “il lavoro da compiere per collegare la nostra metrica del benessere e le pratiche statistiche alla misurazione del mondo reale e alle conseguenze sui nostri comportanti e sulle nostre decisioni è ancora molto ungo”. Tuttavia, ha proseguito il ministro, “abbiamo fatto passi importanti”. Oggi il presidente della Bce Mario Draghi in conferenza stampa ha sottolineato: “l’Italia è sicuramente tra i fattori che pesano sul rallentamento dell’economia dell’Eurozona”. Alla base del fenomeno, però, “anche elementi esterni, soprattutto il rallentamento del commercio mondiale, quello della Cina, le vulnerabilità di alcune economie emergenti, il potenziale rallentamento degli Usa e in generale una minore fiducia” che “si è trasmessa” anche all’interno della zona dell’euro”. Donato Bendicenti ne ha discusso con Jacopo Barigazzi politico.eu ed Enrique Serbeto Abc