La congiuntura

Oggi seconda puntata dalla Francia. Il clima è teso in vista delle elezioni europee e la campagna elettorale è molto accesa. Al centro l’economia in rallentamento. Sulle elezioni europee è intervenuto anche il presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker che ha detto: “La disapprovazione cui l’Ue deve fare fronte è molto spesso dovuta a ragioni puramente nazionali”. E sul populismo ha aggiunto: “Nel dibattito democratico europeo il populismo non dovrebbe avere voce, dobbiamo dire agli europei che hanno buone ragione di sperare nel futuro e cattive ragioni per temerlo”. A Parigi c’è il ministro dell’economia Giovanni Tria che ha sottolineato come l’evoluzione dello scenario internazionale avrà delle ricadute sull’eurozona. A fare il quadro della situazione francese l’economista Jean – Paul Fitoussi che nell’intervista data alla Bussola sottolinea come il vero problema in Europa sia l’austerità “che ha messo in ginocchio la società , la precarizzazione della società , il calo della classe media, il lavoro è pagato poco e non c’è potere di negoziazione tra imprenditore e lavoratore”.

Donato Bendicenti ne ha parlato con Sylvie Goulard VP Banque de France e Nicola Casarini Istituto Affari Internazionali

Nel nome dell’Europa

Come la Francia si prepara alle prossime elezioni europee? Un bel banco di prova per Macron che vuole rafforzare il suo ruolo sul frote interno e sulla scena internazionale. Il peso dell’astensionismo tra gli elettori di sinistra sarà la grande incognita. A Strasburgo peserà la debolezza dei socialisti francesi. Mentre i verdi sono stabili. Inoltre solo il 55% dei francesi sono interessati alle elezioni. E per tranquillizzare il Paese Macron ha messo in piedi una serie di riforme che toccheranno occupazione, pensioni e tasse. I conti come vanno? La Francia è la seconda economia europea che sta tenendo rispetto al rallentamento mondiale dell’economia. Come ha spiegato l’economista e presidente de Société Générale Bini Smaghi questo è spiegabile col fatto che sia un’economia non troppo legata all’export e questo è un vantaggio anche rispetto alla Germania.

Donato Bendicenti ne ha parlato con Jerome Creel economista OFCE e Philippe Ridet editorialista le Monde